mercoledì 16 marzo 2011

dall'altra parte del mondo

Dunque, questo post segue la scia di quello che ho pubblicato ieri.
Le cose non avvengono per caso.
Non andrò nei dettagli, solamente mi ha fatto molto riflettere come, dopo aver scritto la fiera di banalità, ieri arraivata a casa la stessa riflessione mi si è presentata, in modo diverso.
In occidente continuiamo a pensare alla povertà con i nostri vecchi schemi. Tu sei povero perchè non hai cibo, non hai vestiti, non hai acqua, non hai una casa... non hai denaro.
Questa visione stereotipata del povero si addice bene al nostro comportamento con il povero e, soprattutto con il "diverso". Lo schema è molto semplice: sei povero/diverso, io ti aiuto, faccio un'offerta, ti mando i soldi (tanto sono quelli a mancare, no?), basta che non porti la povertà/differenza in casa mia.
Perchè?
Paura? Ignoranza? Ipocrisia?
Non ho questa risposta.

Però quando si è dall'altra parte, anche per poco tempo, ci si rende conto che la povertà non è solo questione di soldi.
Si può essere sazi di cibo, di vestiti, di casa... ma poveri di libertà.
Libertà di studiare, di spostarsi, di parlare, di partecipare liberamente al progresso e alla globalizzazione del mondo.

Ci si rende conto di questa povertà solo quando si prova ad esercitarla, la libertà, e ci si scontra con il dato di fatto di non appartenere alla parte al sole del mondo. Di non essere occidentali.

Segnalo un blog, interessantissimo, di un giovane reporter... e qui devo ringraziare Enrico di avermi regalato il suo libro "Mamadou va a morire" e di avermelo fatto scoprire.

http://fortresseurope.blogspot.com/

1 commento:

  1. Leggendoti, dopo aver condiviso anni di studio, di attese e speranze, di zaini e di partenze, siamo convinti di non aver sbagliato a considerare la cultura un buon investimento...
    Asante sana Erika!

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