venerdì 19 marzo 2010

l'attesa

Partire.
Che significa?
Partire è il viaggio, la scoperta, la missione, la libertà.
Partire è vivere là quel che qua non riuscivi, non potevi capire; partire è vedere qualcosa che non pensavi, o non volevi, esistesse. Partire è donarsi e aprire il cuore e gli occhi a un mondo tanto bello ed emozionante da far quasi male.

Ma partire è anche altro.
Partire è l’attesa.
Ore di preparativi, progetti, discussioni, riflessioni… un momento faticoso che sembra dilatare a dismisura la partenza vera e propria.

Chiedersi il perché andare verso qualcosa di sconosciuto che spaventa.
Fermatevi un attimo a riflettere, e piomberete nel panico.
Perché qui?
Perché ora?
Perché io?
Perché, perché, perché…
L’attesa, i dubbi, le ansie.
E il tempo si dilata.
Piccole partenze di ogni giorno in attesa di un viaggio più lungo.

Gli esami, per esempio.
Vi siete mai fermati ad assaporare gli istanti che precedono un esame universitario?
Avete studiato, poco o tanto, ma avete passato tempo sui libri che avreste volentieri dedicato a qualcosa di più gratificante.
Ed ora è arrivato il giorno fatidico.
Zaino, libri, appunti, pullman, cammino fino all’università.
Cammino fino all’università.
Momento strano.
Tanti pensieri, muscoli tesi, sensi attivi e pronti.
Mi fermo o torno indietro?
In fondo c’è la prossima sessione, potrei prepararmi sicuramente meglio. E poi c’è il sole, dovrei essere in giro a sorseggiare una granita con Tizio che mi piace tanto. Ma magari ci provo, tanto che mi frega, al massimo lo ridò. Ma se lo do e va bene me ne prendo 10 granite con Tizio!
1000 dubbi, 8000 perplessità, e tantissima fantasia.
Basti pensare a quanti modi ci inventiamo per copiare, far bigliettini o deviare una domanda del prof. a nostro vantaggio…
I nostri sensi, tutto di noi è concentrato verso quel momento che, purtroppo o per fortuna, sembra non arrivare mai.
E intanto camminiamo.

Bello o brutto che sia, quello è il momento che ci prepara; lo studio è un mezzo, l’esame è il fine, ma nel mezzo, in quegli istanti ci siamo noi.
Tutti protesi, i nostri sensi, i nostri muscoli, ogni fibra del nostro corpo per…
È il momento della scelta.
Mi fermo? Vado avanti? Resto indietro?
Che succederà se? E poi?
L’attesa. La partenza.
Un momento che ci prepara e ci cresce.
E quando siamo davanti al prof., improvvisamente, ci importa meno l’esito.
O la va o la spacca.
Quel che so so.
Al massimo lo ridò.

La tensione si trasforma in emozione.
Siamo arrivati e siamo pronti a metterci in gioco, ma questa volta non è un esame, siamo noi.
Non c’è voto, c’è prospettiva.
Non c’è bocciatura o promozione, c’è crescita.
Ora, il tempo che prima ci sembrava eterno, improvvisamente vola, ci scappa quasi.
Ed è così bello stare al mondo!
E allora scopriamo che non avevamo bisogno di un esame per dirci che le cose le sappiamo. Le sappiamo perché abbiamo studiato, le avremmo sapute anche restando a casa o uscendo a mangiare la granita.
Ma partire è anche questo.
Scoprire là qualcosa che abbiamo dentro, che abbiamo sempre avuto, ma che forse non pensavamo nemmeno di meritarci. La vita.