giovedì 26 agosto 2010

metti la luna in una notte di fine agosto


Succede che uno non pensa mai seriamente al posto in cui vive.
Queste ultime sere d'agosto sono sere di bilanci di viaggi, di vacanze, di luoghi più o meno lontani. Sere in cui godi dell'arietta che preannuncia l'autunno e pensi ad angoli di mondo da cui sei appena tornato, in cui hai vissuto un momento di vita o in cui speri di viverne uno in futuro. E di giorno hai il tuo presente ad occuparti i pensieri, ci sono le contingenze a cui pensare. Impegni, scadenze, incontri o anche solo banali pasti e conversazioni che occupano lo spazio della tua mente e della tua vita. Gli affetti, gli amori. I piccoli dissapori che paiono imprese eroiche da affrontare.
Sullo sfondo questa piccola Italia di provincia, che silenziosa e discreta a volte, invadente e chiacchierona altre, accompagna la tua vita.
Poi una sera succede che invece della macchina esci in vespa. E percorrere quei pochi chilometri così famigliari diventa un viaggio che non t'aspetti.
Le colline e la luna. Le case, i cortili. I paesi, illuminati come da candele, guardano a basso e segnano con la loro luce i confini del nostro angolo di mondo. Succede che a osservare la nostra terra, così scontata, così maledettamente carica di difetti umani, sembra che il presente possa non esistere. Che quella luna valga la pena di guardarla con occhi diversi, così che possa alleggerirti l'anima.
E allora quei pochi chilometri percorsi con il vento in faccia, con le colline, le vigne, i frutteti e i boschi, ti ricordano un presente vissuto su uno sfondo che riempe di bellezza gli occhi e addolcisce il cuore.
Ed è dolce pensare che ovunque la vita possa condurti, quello sfondo sarà lì ad aspettare il ritorno del tuo sguardo desideroso di una famigliare consolazione.

P.S: la foto è stata scattata da mio fratello, Alberto Grasso, dalla collina di Magliano Alfieri

martedì 24 agosto 2010

Fantozzi Subisce Ancora (1983) Le Migliori Scene



Mai, come in questo periodo della mia vita, mi sono sentita tanto vicina al ragionier Fantozzi...

sabato 14 agosto 2010

un nuovo mattone


Il mio ultimo post risale al 30 aprile!
Ed effettivamente da più o meno quei giorni la mia vita è stata un bel casino... troppe cose a riempire le mie giornate per pensare a qualcosa da buttare giù, da tirare fuori.
E ora, dopo 7 giorni in giro con i miei ragazzi sulla via Francigena sono tornata. Non è stata una route facile, ma comunque mi/ci ha dato molto e molto ci ha insegnato, per prima cosa che organizzare, a volte è un esercizio totalmente inutile...
Il non trovare il sentiero che sulla cartina è segnato come perfetto, scoprire quanti km mancano all'arrivo, pensare che non ce la fai più e allo stesso tempo confortare chi cammina accanto a te, scoprire che i mezzi pubblici ad agosto non ci sono, attendere distrutti dalla stanchezza l'alba con l'orecchio teso e pensare che quegli otto cuori che dormono accanto a te contano sulla tua prontezza, mangiare minestra in busta e dire che è buonissima, chiamare un amico e chiedere ospitalità, imparare a memoria le fermate della metro, scavalcare la recinzione della parrocchia, vedere i tuoi ragazzi ridere in stazione e non andare a casa, con i genitori che aspettano e non sanno che cosa pensare. E' questa l'esperienza di un capo scout in route e devo dire che ogni volta è un bel mattone da rielaborare, oltre che da vivere momento per momento. Un bel mattone che poi si aggiunge a tutti gli altri che compongono la vita.
Sono tornata, dicevo, e ritrovo quello che avevo lasciato a casa, lì ad aspettarmi, pronto a risalire sulle mie spalle, pronto a prendere il posto dello zaino che ho portato nell'ultima settimana. La cosa non è per nulla confortante, ho davanti a me un anno importante, culmine della mia "scelta" universitaria e test delle mie scelte di vita... ho davanti un anno in cui molte cose andranno a posto o crolleranno del tutto. è molto che aspettavo questo anno, è molto che mi preparo per questo e ora la paura mi sta un po' assediando, sento quella tremarella alle ginocchia che non ti permette di andare avanti.
Però, in questa settimana, dicevo, ho capito una cosa: nulla può essere pre-confezionato alla perfezione in anticipo, e ogni cosa può sfuggire ai tuoi piani. Ed è ora che io impari a vivere questo con serenità, è ora che impari a lasciarmi andare al caso, a fidarmi del sentiero che si apre davanti a me.
Ce la farò, prometto!


vi lascio un pensiero:

Partire è anzitutto uscire da sé. Rompere quella crosta di egoismo che tenta di imprigionarci nel nostro IO. Partire è smetterla di girare intorno a noi, come se fossimo al centro del mondo e della vita. Partire è non lasciarsi chiudere negli angusti problemi del piccolo mondo cui apparteniamo: qualunque sia l’importanza di questo mondo, l’umanità è più grande ed è essa che dobbiamo servire. Partire non è divorare chilometri, attraverso i mari, volare a velocità supersoniche. Partire è anzitutto aprirci agli altri, scoprirli, farsi loro incontro. Aprirci alle idee, comprese quelle contrarie alle nostre, significa avere il fiato di un buon camminatore. È possibile viaggiare da soli. Ma un buon camminatore sa che il grande viaggio è quello della vita ed esso esige dei compagni. Beato chi si sente eternamente in viaggio e in ogni prossimo vede un compagno desiderato. Un buon camminatore si preoccupa dei compagni scoraggiati e stanchi. Intuisce il momento in cui cominciano a disperare. Li prende dove li trova. Li ascolta. Con intelligenza e delicatezza, soprattutto con amore, ridà coraggio e gusto per il cammino. Andare avanti solo per andare avanti, non è vero camminare. Camminare è andare verso qualche cosa; è prevedere l’arrivo, lo sbarco.Ma c’è cammino e cammino. Per le minoranze abraminiche, è mettersi in marcia e  aiutare gli altri a cominciare la stessa marcia per costruire un mondo più giusto e umano. (Dom Helder Camara)