
Il mio ultimo post risale al 30 aprile!
Ed effettivamente da più o meno quei giorni la mia vita è stata un bel casino... troppe cose a riempire le mie giornate per pensare a qualcosa da buttare giù, da tirare fuori.
E ora, dopo 7 giorni in giro con i miei ragazzi sulla via Francigena sono tornata. Non è stata una route facile, ma comunque mi/ci ha dato molto e molto ci ha insegnato, per prima cosa che organizzare, a volte è un esercizio totalmente inutile...
Il non trovare il sentiero che sulla cartina è segnato come perfetto, scoprire quanti km mancano all'arrivo, pensare che non ce la fai più e allo stesso tempo confortare chi cammina accanto a te, scoprire che i mezzi pubblici ad agosto non ci sono, attendere distrutti dalla stanchezza l'alba con l'orecchio teso e pensare che quegli otto cuori che dormono accanto a te contano sulla tua prontezza, mangiare minestra in busta e dire che è buonissima, chiamare un amico e chiedere ospitalità, imparare a memoria le fermate della metro, scavalcare la recinzione della parrocchia, vedere i tuoi ragazzi ridere in stazione e non andare a casa, con i genitori che aspettano e non sanno che cosa pensare. E' questa l'esperienza di un capo scout in route e devo dire che ogni volta è un bel mattone da rielaborare, oltre che da vivere momento per momento. Un bel mattone che poi si aggiunge a tutti gli altri che compongono la vita.
Sono tornata, dicevo, e ritrovo quello che avevo lasciato a casa, lì ad aspettarmi, pronto a risalire sulle mie spalle, pronto a prendere il posto dello zaino che ho portato nell'ultima settimana. La cosa non è per nulla confortante, ho davanti a me un anno importante, culmine della mia "scelta" universitaria e test delle mie scelte di vita... ho davanti un anno in cui molte cose andranno a posto o crolleranno del tutto. è molto che aspettavo questo anno, è molto che mi preparo per questo e ora la paura mi sta un po' assediando, sento quella tremarella alle ginocchia che non ti permette di andare avanti.
Però, in questa settimana, dicevo, ho capito una cosa: nulla può essere pre-confezionato alla perfezione in anticipo, e ogni cosa può sfuggire ai tuoi piani. Ed è ora che io impari a vivere questo con serenità, è ora che impari a lasciarmi andare al caso, a fidarmi del sentiero che si apre davanti a me.
Ce la farò, prometto!
vi lascio un pensiero:
Partire è anzitutto uscire da sé. Rompere quella crosta di egoismo che tenta di imprigionarci nel nostro IO. Partire è smetterla di girare intorno a noi, come se fossimo al centro del mondo e della vita. Partire è non lasciarsi chiudere negli angusti problemi del piccolo mondo cui apparteniamo: qualunque sia l’importanza di questo mondo, l’umanità è più grande ed è essa che dobbiamo servire. Partire non è divorare chilometri, attraverso i mari, volare a velocità supersoniche. Partire è anzitutto aprirci agli altri, scoprirli, farsi loro incontro. Aprirci alle idee, comprese quelle contrarie alle nostre, significa avere il fiato di un buon camminatore. È possibile viaggiare da soli. Ma un buon camminatore sa che il grande viaggio è quello della vita ed esso esige dei compagni. Beato chi si sente eternamente in viaggio e in ogni prossimo vede un compagno desiderato. Un buon camminatore si preoccupa dei compagni scoraggiati e stanchi. Intuisce il momento in cui cominciano a disperare. Li prende dove li trova. Li ascolta. Con intelligenza e delicatezza, soprattutto con amore, ridà coraggio e gusto per il cammino. Andare avanti solo per andare avanti, non è vero camminare. Camminare è andare verso qualche cosa; è prevedere l’arrivo, lo sbarco.Ma c’è cammino e cammino. Per le minoranze abraminiche, è mettersi in marcia e aiutare gli altri a cominciare la stessa marcia per costruire un mondo più giusto e umano. (Dom Helder Camara)